Saltarello
Saltarello - Wikipedia: "Il saltarello è un ballo tipico delle regioni dell'Italia centrale, in modo particolare del Lazio, delle Marche, di San Marino, dell'Umbria, dell'Abruzzo (dove viene detto al femminile saltarella) e in parte del Molise. Si presenta prevalentemente come danza di coppia, anche se in Emilia e Romagna e nel Montefeltro è chiamata saltarello una forma di contraddanza a sei persone (tre coppie).
La misura è generalmente di 3/8 o 6/8, ma, soprattutto in ambito popolare, esistono anche musiche di saltarello in 2/4 e 4/4. La prima fonte oggi nota di una danza detta 'saltarello' è una trascrizione musicale della metà del XIV secolo (conservata oggi al British Museum di Londra). Antonio Cornazzano nel suo manuale di danze di corte Il libro sull'arte del danzare (1465) parla del saltarello come uno dei quattro movimenti fondamentali delle danze rinascimentali aristocratiche (insieme a piva, bassadanza e quaternaria). Solo tra il XVII e XVIII secolo troviamo anche negli ambienti popolari affermarsi nelle regioni centro-settentrionali una danza che reca il nome di saltarello nelle sue numerose varianti fonetiche dialettali. In realtà non si tratta di un unico modello di danza, ma il saltarello va inteso - al pari di altre grandi famiglie di danza tradizionale italiana come la tarantella, il trescone, la manfrina, la furlana, ecc. - una grande famiglia etnocoreutica che si esprime con numerose varianti locali. Oltre alla grande quantità di balli popolari più o meno conosciuti è opportuno sottolineare come sia stato ripreso anche nell'ultimo movimento della Sinfonia opera 90 «Italiana» di Felix Mendelssohn.
Il saltarello in molte delle suddette aree va estinguendosi nella pratica rituale tradizionale. Negli ultimi decenni un intenso lavoro di documentazione etnografica sta registrando numerosi esempi del ballo (da ricordare gli studi dell'etnocoreologo Giuseppe Michele Gala), tale interessamento ha prodotto anche l'effetto collaterale di rivitalizzazione giovanile di alcuni modelli, con conseguenti trasformazioni e corruzione delle strutture e degli stili coreutici degli anziani. Ma ancor prima del folk-revival, sin dagli anni '30 del XX secolo numerosi gruppi folkloristici hanno inventato nuove forme coreografate e spettacolari che portano il nome di 'saltarello', talvolta molto distanti da balli tradizionali."
ricordo di essere sempre rimasto affascinato da questo ballo tipico delle nostre campagne e che veniva eseguito nelle sagre paesane con canti di stornelli quasi sempre di genere irriverente e scanzonato e accompagnato da strumentazioni a dir poco impossibili come il mitico tamburo a frizione (detto nei vari luoghi, cupa-cupa, putipù, bufù, ecc.) formato da un recipiente di terracotta o di legno conico, chiuso sopra da una pelle ben tesa, come un tamburo, il centro della pelle ha un foro rotondo, (di solito non si buca ma si lega la pelle) nel quale è infitto il bastone da frizione che emerge per una quarantina di centimetri e si agita a mo' di .......
ecco alcuni pezzi famosi:
Giovanottello Che Ne Vai Per Mare
Giovanottello che ne vai per mare
saluta lo mio amor ch'è pescatore;
giovanottello che ne vai per mare
saluta lo mio amor ch'è pescatore.
Si non conosci a lui guarda 'l segnale,
che nella vela è scritto 'l suo core;
si non conosci a lui guarda 'l segnale,
che nella vela è scritto 'l suo core.
e il mitico ... allusivo .. qui in versione integrale vietata ai minori .. di spirito
Saltarello Marchigiano (Allusivo)
-ATTENZIONE: molto allusivo -
Te vojo da na botta n'do che pisci,
te li vojo fa fa' quattro bardasci
el so che c'e l'avede, ce l'avede,
sotto lo zinaletto la portade,
la peparola pe' ciacca' lo pepe.
Se me farai vede' lo biango petto,
io te faro' vede' Francesco matto,
se me farai vede' n'do e' biango e nero,
io te faro' vede' n'do cresce e cala.
Bella che stai sul letto lunga e bella,
io sto de fori e cio' la tremarella,
bella che stai sul letto lunga e stesa,
io sto de fori e cio' la stanga tesa.
Te 'rcordi quella notte giu' la stalla,
quanno t'ho messo 'l culo a madonella,
pe testimonio c'era na cavalla,
te 'rcordi quella notte giu' la stalla.
Oh t'aricordi bella sotto al moro,
quanno facei da vacca e io da toro.
Te vojo da na botta 'ntel sinale,
te vojo fa sgaggia': "Mamma me dole."
Da cima de la costa c'e' la piana,
tra le gambette tua la pantegana.
Faccia'ti alla finestra culo bigio,
della pipina tua me so stufado,
vorria da' 'ntel culo a tu marido.
'l compare e la commare ha fatto a lotta,
'l compare ha vinto e lia e' 'rmasta sotta.
La misura è generalmente di 3/8 o 6/8, ma, soprattutto in ambito popolare, esistono anche musiche di saltarello in 2/4 e 4/4. La prima fonte oggi nota di una danza detta 'saltarello' è una trascrizione musicale della metà del XIV secolo (conservata oggi al British Museum di Londra). Antonio Cornazzano nel suo manuale di danze di corte Il libro sull'arte del danzare (1465) parla del saltarello come uno dei quattro movimenti fondamentali delle danze rinascimentali aristocratiche (insieme a piva, bassadanza e quaternaria). Solo tra il XVII e XVIII secolo troviamo anche negli ambienti popolari affermarsi nelle regioni centro-settentrionali una danza che reca il nome di saltarello nelle sue numerose varianti fonetiche dialettali. In realtà non si tratta di un unico modello di danza, ma il saltarello va inteso - al pari di altre grandi famiglie di danza tradizionale italiana come la tarantella, il trescone, la manfrina, la furlana, ecc. - una grande famiglia etnocoreutica che si esprime con numerose varianti locali. Oltre alla grande quantità di balli popolari più o meno conosciuti è opportuno sottolineare come sia stato ripreso anche nell'ultimo movimento della Sinfonia opera 90 «Italiana» di Felix Mendelssohn.
Il saltarello in molte delle suddette aree va estinguendosi nella pratica rituale tradizionale. Negli ultimi decenni un intenso lavoro di documentazione etnografica sta registrando numerosi esempi del ballo (da ricordare gli studi dell'etnocoreologo Giuseppe Michele Gala), tale interessamento ha prodotto anche l'effetto collaterale di rivitalizzazione giovanile di alcuni modelli, con conseguenti trasformazioni e corruzione delle strutture e degli stili coreutici degli anziani. Ma ancor prima del folk-revival, sin dagli anni '30 del XX secolo numerosi gruppi folkloristici hanno inventato nuove forme coreografate e spettacolari che portano il nome di 'saltarello', talvolta molto distanti da balli tradizionali."
ricordo di essere sempre rimasto affascinato da questo ballo tipico delle nostre campagne e che veniva eseguito nelle sagre paesane con canti di stornelli quasi sempre di genere irriverente e scanzonato e accompagnato da strumentazioni a dir poco impossibili come il mitico tamburo a frizione (detto nei vari luoghi, cupa-cupa, putipù, bufù, ecc.) formato da un recipiente di terracotta o di legno conico, chiuso sopra da una pelle ben tesa, come un tamburo, il centro della pelle ha un foro rotondo, (di solito non si buca ma si lega la pelle) nel quale è infitto il bastone da frizione che emerge per una quarantina di centimetri e si agita a mo' di .......
ecco alcuni pezzi famosi:
Giovanottello Che Ne Vai Per Mare
Giovanottello che ne vai per mare
saluta lo mio amor ch'è pescatore;
giovanottello che ne vai per mare
saluta lo mio amor ch'è pescatore.
Si non conosci a lui guarda 'l segnale,
che nella vela è scritto 'l suo core;
si non conosci a lui guarda 'l segnale,
che nella vela è scritto 'l suo core.
e il mitico ... allusivo .. qui in versione integrale vietata ai minori .. di spirito
Saltarello Marchigiano (Allusivo)
-ATTENZIONE: molto allusivo -
Te vojo da na botta n'do che pisci,
te li vojo fa fa' quattro bardasci
el so che c'e l'avede, ce l'avede,
sotto lo zinaletto la portade,
la peparola pe' ciacca' lo pepe.
Se me farai vede' lo biango petto,
io te faro' vede' Francesco matto,
se me farai vede' n'do e' biango e nero,
io te faro' vede' n'do cresce e cala.
Bella che stai sul letto lunga e bella,
io sto de fori e cio' la tremarella,
bella che stai sul letto lunga e stesa,
io sto de fori e cio' la stanga tesa.
Te 'rcordi quella notte giu' la stalla,
quanno t'ho messo 'l culo a madonella,
pe testimonio c'era na cavalla,
te 'rcordi quella notte giu' la stalla.
Oh t'aricordi bella sotto al moro,
quanno facei da vacca e io da toro.
Te vojo da na botta 'ntel sinale,
te vojo fa sgaggia': "Mamma me dole."
Da cima de la costa c'e' la piana,
tra le gambette tua la pantegana.
Faccia'ti alla finestra culo bigio,
della pipina tua me so stufado,
vorria da' 'ntel culo a tu marido.
'l compare e la commare ha fatto a lotta,
'l compare ha vinto e lia e' 'rmasta sotta.
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