San Pietro al Conero
Dopo le mura, un viale e un’ ampia porta d’ entrata, la prima che si presenta al visitatore è la Chiesa di S. Pietro. E' di forma rettangolare e, senza il.coro, misura mt. 24 x 12 x 8. Si ha cagione di credere che sia quella stessa che esisteva nel 1038, completata forse nel 1203, restaurata ampiamente dai Camaldolesi dopo che ne ebbero preso possesso, e più ampiamente ancora dai medesimi nel 1651. A ciò accenna la pietra posta nell’ interno sopra la porta maggiore:
D. O. M.
Aloysius Gallus Episcopus Anconae et
Humanae Comes hanc aedem et aram
in honorem principis Apostolorum XIV
Augusti MDCLI solemni ritu consecravìt
ac pro ejus anniversario XXX ejusdem
assignavit.
Il P. Luca lspano, autore di una cronaca camaldolese stampata a Venezia nel 1590 cosi parla della Chiesa
L’ antica Chiesa che quivi fu ritrovata dimostra tanta arte che ci rappresenta il saggio e la perfezione della prisca architettura, imperciocché, oltre alla polita effigie, ed alla salda fermezza degli estremi muri di quadrate pietre edificati, è tutto l’edificio coperto da tre volti da alte e fermissime tonde colonne sostentanti, e per la distinzione delle medesime colonne è il pavimento in tre corsi diviso. Il coro e l’ altare maggiore siede sopra una volta alquanto elevata: sotto alla volta c'è una devotissima cappella alla Beatissima Vergine consacrata.
E più ampiamente D. Cesare Posti (Guida storico artistica. del Duomo d' Ancona Jesi, Un. tip. jes. 1912 vol, 2 p. 27)
La Chiesa di S. Pietro si distacca per la forma dall’altra di Portonovo, e quantunque ritoccata più volte, mantiene la forma basilicale romana a tre navate, in origine coperta da volte a botte e crociera. Attualmente dell’antico rimangono i muri perimetrali (a quadri del calcare del Conero), vestigia di finestrelle tonde e centinate. Le colonne con capitelli varianti (in marmo e in pietra) conservano e costituiscono la bellezza vera del sacro edificio, una rarità del genere, con i capitelli a disegni fantastici e differenti l’ uno dall' altro. Son 14 colonne (senza contare i pilastri angolati) tecnicamente bene eseguite, dense di elementi decorativi nei capitelli, a fogliame spinato e schematico a riccio, a falchi, pavoni e geni (il falco ad ali spiegate era l’ arma dei Cortesi) a sirene con due code ripiegate) e le cui punte passano sotto le braccia allargate. È lavoro del sec. XII al tramonto? ll bema, rialzato di molto, e con un coro quadrangolare per sfondo, ha una cripta poggiante su 24 colonnine di pietra e di marmo, a piccoli capitelli, tutti differenti, ricchi di foglie, volute, festoni, intrecci, pavoni, o falchi ed altri animali schematici (agnelli?) fra due pesci: le quattro colonne centrali della cripta, ottagone, a capitelli smussati negli angoli con rosone nelle quattro facce, appartengono al 1300? Un confronto con la povertà della tecnica di Portonovo fa supporre che la Basilica di S. Pietro, cadente ma troppo disadorna ma conservata nella pianta, fosse rifatta nell’ultimo decennio del secolo XII e inaugurata col nuovo Chiostro nell’ aprile del 1203. Son troppo belli, rari, artistici i capitelli del S. Pietro: son troppo proporzionate e appassionanti le colonne marmoree dell' edificio per supporre il lavoro, la Chiesa, la cripta del 1038. Ha subito troppe innovazioni la Chiesa per affermare questa antichità veneranda ....
La facciata appartiene al restauro del 1651, ma per la sua pesantezza non ha gran valore artistico. Notevole invece nel quadrangolo corale un quadro di Filippo Bellini, urbinate, rappresentante Cristo che viene in aiuto a Pietro che lo invoca. Gli stalli del coro furon lavorati ad intarsio da Cristoforo Casari, anconitano, ed ebbero le lodi di Amico Ricci. (Memorie storiche dell' Arte e degli Artisti della Marca d’Ancna - Macerata, 1831, Vol. 2 p. 426) sono dei primi anni del secolo XIX.
tratto da
Guida Ricordo di Numana
di Cesare Romiti
1927
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