I boccolotti del batte

foto collezione Anna Massaccesi
Dalla nostra inviata nel tempo, la carissima amica e fonte inesauribile di ricordi del tempo che fu Anna Massaccesi che stavolta ci racconta quel caratteristico momento conviviale che seguiva alla dura fatica della "battitura del grano", la mietitura che coinvolgeva parenti, amici e confinanti in solidale aiuto che culminava appunto con ...
I boccolotti del batte”…

Tra i ricordi di mamma Maria, inizia il racconto Anna, ecco “la giornata del batte” nelle campagne vicino al fiume Musone in una Numana “anni 40”
La trebbiatura iniziava circa a metà luglio e durava vari giorni, perché si spostavano i macchinari nelle varie case coloniche della zona, fino a che tutti avessero terminato.
Alle prime luci dell’alba si preparava l’aia per il grande giorno, poi tutti i contadini iniziavano il lavoro, ognuno aveva il suo ruolo specifico e così si andava avanti fino alla sera, con intervalli per colazione, spuntini vari, pranzo e cena, preparati dalle donne e dalle vergare.
Tra questi piatti quello più caratteristico erano i “boccolotti”, quasi un rituale magico per un buon raccolto di grano.
Le donne preparavano il sugo fin dalla mattina' in un grande “caldaro” facevano il soffritto, un battuto di grasso e magro insieme a carota, sedano e cipolla, poi univano le rigaglie e i pezzi di pollo e di papera, aggiungevano acqua e mescolavano insieme alla “conserva” di pomodoro, il tutto bolliva per oltre due ore e si aggiungeva qualche foglia di alloro.
Tutte le carni cotte venivano poi tolte dal sugo e tagliate a piccoli pezzi e il profumo si diffondeva per la casa e per l’aia.
I "boccolotti" si cucinavano a volte direttamente nel sugo bollente mescolandoli in continuazione fino alla cottura completa, si aggiungeva ogni tanto qualche manciata di formaggio grattugiato, così si insaporivano di più.
Il grasso incorporato dal sugo rendeva questo piatto molto nutriente, ipercalorico, adatto per sopportare meglio il pesante lavoro della giornata.
La trebbiatura era molto faticosa, perché era eseguita sotto un sole cocente, in mezzo a tanta polvere, pula e paglia, queste si appiccicavano come francobolli sulla pelle bagnata dal sudore.
Nonostante la grande fatica c'era anche qualche momento di sana allegria e di condivisione, una bella festa che coinvolgeva più famiglie contadine e contribuiva a rendere forti i legami di amicizia, inoltre si potevano conoscere belle ragazze, perché allora non c’erano molti ritrovi per i giovani e non si usciva spesso come si fa oggi.
foto collezione Anna MassaccesiAttualmente le macchine arrivano direttamente nei campi e tagliano tutto, mietitura e trebbiatura si fanno rapidamente in poche ore, la paglia viene subito imballata e i pagliai non ci sono più.
Quelle azioni, tradizionalmente manuali dei contadini, sono state sostituite dai freddi movimenti meccanici delle macchine, che ci hanno fatto dimenticare il prezioso lavoro di un tempo…

Di tutto questo a mia madre resta solo un dolcissimo ricordo, che profuma della dura e sana vita dei campi, che scandiva anche il trascorrere delle stagioni e faceva rispettare ed apprezzare i doni della natura…

Le foto sono di famiglia, mamma appare sulla seconda.

Commenti

Posta un commento

tra i post più popolari

La storia di “Astro del Ciel”

Balleri, curiosi frutti del Conero

Le Porte di Tannhäuser

Piccoli balilla … crescevano

Sirolo Venerdì Santo