La settimana Santa
In questa pagina Liberato Drenaggi ci fa conoscere come era sentita e vissuta la religione dai nostri nonni e padri e come tutta la popolazione partecipasse alle varie manifestazioni che si succedevano nell'anno. Questa è la settimana Santa, la settimana di Pasqua e quindi il miglior momento per approfondire questo argomento … leggiamo
Furono i nostri vecchi ad inculcare nella nostra generazione i princìpi del Cristianesimo insegnandoci a vivere nel rispetto del Vangelo e della natura. Loro stessi erano la testimonianza vivente di quanto ci raccomandavano di fare, ponendo l’onestà alla base della loro esistenza quotidiana. Essi vivevano fraternamente, aiutandosi con amore nelle difficoltà e dividendo le poche risorse che avevano con i diseredati, né conoscevano risse o furti. Le porte delle case si chiudevano solo dall’interno con il "bracciolu"; non esisteva la chiave ma il "saltarellu" che tutti potevano aprire. Ricordo che, quando dopo cena andavo a San Lorenzo da Salì per le prove dell’orchestrina, il portone rimaneva socchiuso fino a mezzanotte senza alcuna preoccupazione.
La fede, grande sostegno e aiuto quotidiano, veniva espressa anche con manifestazioni esteriori.
Era costume, ad esempio, che la sera precedente la Prima Comunione e la Cresima, fino a qualche decennio fa impartite lo stesso giorno, i bambini si recassero in visita dai parenti per invocare la Santa Benedizione. Al commiato, i piccoli consegnavano un’immagine sacra adeguata all’occasione ed in cambio ricevevano un modesto dono in denaro. Quando c’era un moribondo, si chiedeva sempre l’assistenza del prete per la somministrazione dell’ "Oiu Santu" e de “la Cumuniò". Il sacerdote, in cotta e stola, veniva accompagnato da due chierichetti uno dei quali sorreggeva l’ombrello liturgico e l’altro suonava il campanello. Al passaggio di questa piccola processione la gente si inginocchiava e pregava sussurrando una "Recchia Meterna".
Il 17 gennaio la parrocchia festeggiava S. Antonio abate. Era una festa gioiosa con la partecipazione della banda, cerimonia solenne e benedizione degli animali domestici tutti infioccati. Si organizzavano inoltre giochi vari: corsa dei sacchi, tiro al collo dell’oca, albero della cuccagna (vinceva quasi sempre Banì de la Luciòla) e si distribuiva il pane benedetto anche per gli animali. A Valcastagno il Santo veniva festeggiato il 2 febbraio giorno della Candelora e, potendo contare in questa occasione anche sulla partecipazione dei contadini di Sirolo, la manifestazione riusciva molto bene. Un’altra ricorrenza molto sentita era quella del 21 gennaio in onore di S. Agnese protettrice delle giovani: un inno alla "purezza" che a quei tempi era alla base della nostra cultura. Quasi tutte le ragazze erano iscritte alle "Figlie di Maria", un’associazione fondata da un sacerdote numanese, Don Getulio Bianchi. A questo punto dobbiamo ricordare che il nostro paese ha dato i natali a molti altri e validi sacerdoti: Don Cesare Baldini Borghetti, parroco, Monsignor Giuseppe Radicioni, Don Massimiliano Morini, Don Giuseppe Morini, Monsignor Vincenzo Radicioni, vescovo di Montalto-Ripatransone.
Tre giorni prima dell’inizio della Quaresima c’era la pratica delle Quaranta Ore con esposizione e venerazione del SS. Sacramento. Questo momento di preghiera si concludeva l’ultimo giorno di Carnevale con una processione nel primo pomeriggio e, proprio perché Carnevale, il profano alla fine si mescolava con il sacro terminando in piazza con un saltarello generale al suono dell’organetto dei suonatori Peppe de` Zazzarini e Gustu de Paulina. Dopo Pasqua i contadini partecipavano alle “rogazioni", processioni che duravano tre giorni, per la benedizione delle campagne. Nel mese di maggio era diffusa la devozione alla Madonna, tuttora praticata ma con scarsa partecipazione, e tutte le sere la chiesa, dove si svolgeva una funzione di preghiere e canti mariani, era piena di ragazze. Questa era anche l’occasione per uscire di casa, fare una passeggiata e scambiare, sotto l’occhio vigile delle madri, qualche parola con i giovanottelli. Anche nelle sere del mese di giugno si svolgevano riti del S. Cuore di Gesù, con le stesse modalità del mese di maggio ma con minore partecipazione di fedeli. Il 24 giugno era la festa del patrono San Giovanni Battista e avevano luogo solo cerimonie religiose. La prima Messa era alle quattro per permettere ai contadini di attendere poi ai lavori dei campi. All’alba era consuetudine fare il primo bagno della stagione estiva e per le massaie attingere l’acqua marina, che si diceva benedetta dal Santo, per aspergere tutti i componenti della famiglia. Per gli anziani tutto questo rituale doveva essere eseguito per devozione, per i ragazzi esso costituiva un’ottima occasione per soddisfare il desiderio del primo tuffo in mare, per i superstiziosi era la notte in cui passavano le streghe.
ln giugno, per la processione del Corpus Domini, grandi erano la partecipazione e l’impegno di tutti per la raccolta dei fiori i cui petali venivano sparsi come tappeti sulle strade dove passava il SS. Sacramento.
Per la ricorrenza del 2 novembre si andava in processione al cimitero, banda musicale in testa, e, poiché era molto sentito il culto dei morti, con grande sacrificio le donne partecipavano alla Messa mattutina delle ore quattro per otto giorni in parrocchia e per altri otto al cimitero, accendendo giornalmente i "lumini" sulle tombe e portando qualche fiore. Una tradizione che i più vecchi ricorderanno era la "Venuta" del 10 dicembre. ln tutte le campagne si accendevano i fuochi ma i più importanti erano allestiti alla "Torre" dai cittadini del centro e alla fine della "Costarella" dai portolotti.
Ogni famiglia per devozione, in quanto secondo la tradizione doveva passare la Madonna per scaldarsi, offriva almeno una fascina, acquistata a basso prezzo dal "Furnaru", che serviva a rimpinguare i rovi e la legna raccolta dai giovani nelle campagne. l falò più consistenti e più suggestivi erano quasi sempre quelli organizzati dagli "sciabegotti". Mentre la catasta bruciava, si cantavano le lodi e le litanie alla Madonna. Alla fine le massaie, per devozione, raccoglievano, "‘ntel scaldì", la brace che sarebbe servita per intiepidire le lenzuola, tenute sollevate dal provvidenziale "prete".
tratto da "mia cara Numana de 'na volta" di Liberato Drenaggi
Legenda
bracciolu - asta di ferro a forma di gancio attaccato al muro andava nell'apposito occhiello posto sulla porta e la serrava
saltarellu - chiusura a bilancia ma apribile dall'esterno
Oiu Santu - Olio Santo per l'estrema Unzione
Cumuniò - la Comunione
Recchia Meterna - Requiem Aeterna ...
scaldì - scaldino di rame dove si metteva la brace
prete - intelaiatura di legno che si infilava sotto le lenzuola con lo scaldino di modo da evitare che si bruciassero e con loro tutta la casa ...
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