Amleto e lo spettro di suo padre

Potenza della parola!! abbiamo di fronte Shakespeare, va bene, ma quanto siamo oggi lontani dall'esprimerci così sapientemente e con eloquenza? Ci siamo ridotti a poche parole, magari in dialetto o addirittura usando espressioni di "nuovo conio" e a quanto sembra, in epoca internettiana, anche gli altri sono messi male. Ad esempio sembra che gli inglesi usino oramai non più di 4.000 vocaboli imitati, via via, da tutti gli altri paesi. Bene godiamoci allora la scena dell'incontro tra Amleto e lo spettro di suo padre, tratta dal film Hamlet del 1948 di e con un indimenticabile Sir Laurence Olivier – chi volesse poi ascoltare il celebre monologo può farlo cliccandoci sopra
un grandissimo Laurence Olivier con la voce italiana di Gino Cervi
Angeli, ministri di grazia difendeteci!
Guarda monsignore riappare!
Sii tu benigno o spirito o genio del male ..
cotanta è l'inquietudine che mostri che io parlerò con te ..
ti chiamerò Amleto ... sovrano ... padre ... re danese ma rispondimi!
Ti fa cenno di andare con lui, non farlo monsignore!
Perchè, cosa dovrei temere, io stimo meno di un soldo la mia vita
e l'anima ei non può ferirla già che è cosa immortale quanto lui ..
E se ti inducesse al mare monsignore o alla scogliera sull'orrida
cima a picco dell'onda infuriata e nuova, assumendo orribile
forma, il dominio della ragione ti togliesse alla pazzia traendoti ..
pensa a questo!
Il mio fato mi chiama e rende ogni fibra del mio corpo dura
come il nerbo del leone numida ... sono stato chiamato
lasciatemi amici o farò uno spettro di chi mi tiene!
Avanza che io ti seguirò, dove vuoi condurmi? Parla .. non vo più innanzi
Ascolta .. son lo spirito di tuo padre dannato a vagar la notte
al contempo e il giorno confinato in fra le fiamme, sinché i delitti
orrendi dei miei giorni mortali purificati siano e bruciati
Ahimè povera ombra ..
Ascolta .. ascolta .. oh ascolta .. se è vero che tu amasti il caro padre ..
vendica il vile delitto che lo privò di sua vita ..
Delitto?
Il delitto più vile che si può immaginare ma ancor più che vile orrendo
e snaturato ..
Ho ansia di sapere, perchè, rapido come le ali dell'immaginazione o come
pensiero d'amore, io corra alla vendetta
Ora Amleto senti è stato detto che dormendo, io nel giardino, fui morso
da un serpente e così le orecchie dei Danesi riempite dal falso
racconto della mia morte furono ingannate, ma sappi tu nobile figlio
che il serpente che diede morte a tuo padre ora ne cinge la corona
Oh profetica anima mia .. mio zio ..
Già quella bestia adultera e incestuosa ad arte con doni piegò alla
sua sporca lussuria la mia regina che sembrò sì virtuosa .. oh Amleto
che delusione fu quella, ma taci già si profuma l'aria del mattino,
breve dunque sarò. Dormivo io nel giardino come era mio costume
quotidiano e in quest'ora di pace, tuo zio venne con una fiala di cicuta
in mano e nelle mie orecchie egli versava quell'orrido liquore, i cui effetti
son così fatali al sangue dell'uomo che rapido come l'argento vivo
irrompe attraverso i cancelli e le vie del corpo umano. Così fui io
dormiente, da una mano fraterna, di mia vita privato e di corona e di
regina. Reciso direi nel rigoglio dei miei peccati, impreparato a morte,
mandato alla resa dei conti col peso di ogni colpa sul mio capo            

orribile .. Orribile .. ah come è orribile
Se hai il sangue nelle vene non sopportare, non lasciare che il letto
del re di Danimarca sia giaciglio alla lussuria e all'incesto più nero.
Ma comunque tu ne tragga vendetta, non ti macchiare ne l'animo tuo
si levi contro tua madre in niente .. di lei disponga il cielo.
E' l'ora questa dell'addio, già indica la lucciola che prossimo è il
mattino e pallida è ormai la sua labile luce .. addio .. addio ..
ricordami ..

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