A pesca .. sciabegotti e murè

foto tratta da Numanaonline.it Con i ricordi di Liberato Drenaggi sulla pesca che si effettuava a Numana, spunta fuori il più conosciuto, simpatico e caratteristico dei pescatori numanesi, ancora in attività nonostante i suoi ULTRA ottant'anni. Parliamo di Altibano Bartolucci che è addirittura così famoso sul web da avere una pagina di fan sul noto social network Facebook Smile con l'occasione voglio approfittare per dedicare questo post a lui ..

Omaggio ad Altibano

 
All’inizio del secolo i nostri progenitori, per lo più pescatori e marinai, ricevevano dal mare il magro sostentamento. Nonostante l’utilizzazione di attrezzi rudimentali, i soli di cui si disponeva, la pesca era molto abbondante, date la ricchezza e la limpidezza delle nostre acque. Poichè il paese non poteva assorbire, se non in minima quantità, il prodotto, lo stesso veniva venduto a Porto Recanati dove era portato dalle donne, con ceste sulla testa, o dagli stessi pescatori per via mare. A questo proposito mi viene in mente un aneddoto raccontatomi da mio padre. Dopo una "pescata" particolarmente fortunata, Pasquale del Buà, con al seguito tutto l’equipaggio, "murè" compresi, essendo ancora presto, decise di portare lui stesso, con la barca, il frutto della sua fatica alla pescheria dei "purtannari". Terminate le contrattazioni, andate per le lunghe un pò più del previsto, furono trovate difficoltà nel riprendere la via del ritorno perchè si era fatto buio ed era in arrivo un fortunale. A questo punto il compratore invitò i “sciabegotti" numanesi a rimanere e mise a loro disposizione una grande stanza dove avrebbero potuto passare la notte. Appena il gruppo ne prese possesso, incominciò il gran daffare per avere un pò di luce. Al centro della stanza, pendeva dal soffitto una strana candela e Pasquale del Buà, essendo il più anziano ed il padrone della barca, prese in mano la situazione. Salì sul tavolo ed incominciò ad avvicinare i "furminanti" accesi alla candela che, nonostante tutti gli sforzi, non ne volle sapere. Terminati tutti i fiammiferi - ne aveva consumati una scatola!! - si arrese e chiamò l’ospite che, con una fragorosa risata, esclamò: "Masseè, o cugiu, nun è ‘na candela, ma ‘na lampa e basta ‘sta chiaetta, in su se piccia e in giò se smorcia". Umiliati per la magra figura, ma stupiti da tanto progresso, si misero a dormire. Il giorno successivo questo episodio aveva già fatto il giro dei due paesi: a Porto Recanati veniva raccontato con ironia, a Numana con compiacimento perchè la "ciurma" aveva scoperto che esisteva la luce elettrica!
Come questo aneddoto anche le altre notizie della vita marinara le ho apprese dai racconti delle persone adulte e dai miei amici che, pur essendo ancora ragazzi, erano costretti per necessità ad andare per mare. Ora, al fine di essere più preciso, ho ritenuto doveroso rivolgermi ad uno dei pochi pescatori rimasti: Altibano Bartolucci che, avendo vissuto fin da piccolo sul mare, ne conosce tutti gli aspetti ed i segreti. A circa dieci anni tutti i bambini andavano a "sciabega" e svolgevano anche mansioni non sempre adatte alla loro età. Facevano i "murè", raccoglievano le reste arrotolandole, percorrevano, di corsa, chilometri di spiaggia quando venivano perentoriamente comandati dai padroni di andare a controllare il pescato degli altri "equipaggi". Si sentiva gridare: "Sta tente, guarda cu c’e drentu la sacca specie ‘nte i pizzi e ‘rtorna de corsa, perchè cuscì so ‘ndù spustà’ la rete". La pesca diventava ancora più faticosa quando alla rete si dovevano aggiungere quattro o cinque reste, ognuna di cinquanta metri, più la cavezza di venti. A seconda delle varie qualità di pescato, le reti venivano calate a diverse distanze, fino a 400/500 metri, dalla riva e ci volevano varie ore prima che fossero tirate a terra. Il guadagno era così suddiviso: al padrone il 25%, con l’aggiunta di un quarto del restante. Quanto rimaneva, dopo tale operazione, veniva ripartito fra gli altri pescatori. Il murè prendeva un quarto di una parte e, se si comportava bene, man mano che cresceva, ne riceveva un altro quarto; in caso contrario, veniva punito con "sbrecciate". Un ruolo importante lo svolgeva il "barcaru" che, a bordo, provvedeva a controllare le reti e contemporaneamente approffittava per fare la "cianchetta", probabilmente tollerata dal capo. Anche le donne collaboravano; venivano pagate poco, sopportavano grandi fatiche e si facevano carico della vendita in paese. Le due figure più caratteristiche furono Michela de’ Ciandrini e Rainilde Seganti che percorrevano il paese con un carretto, sul quale erano state disposte le cassette, e chiamavano le massaie porta a porta. Da non perdere era il rito della divisione dell’incasso: sedute sull’ultima panchina dell’attuale Via Roma, le "pesciarole" seguivano, intercalato da battibecchi, il cosiddetto sistema "dei conti delle donne": "Una lira a te ed una a me" fino all’ultimo centesimo.
 
continua …
tratto da "mia cara Numana de 'na volta" di Liberato Drenaggi

Commenti

  1. E' IL MESSNER DEL MARE ED E' PIU' DI UN FRATELLO PER ME
    Renato Montecristi

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