Sirolo … come era la gemella
Girovagando con il Romiti approdiamo alla gemella, senza soluzione di continuità con Numana, Sirolo e ne approfondiamo la storia con uno spaccato di circa un secolo fa … leggiamo
Proseguendo e avendo a destra un’ ampia e verde insenatura, in fondo alla quale spiccano, con la apparenza di un lago, le acque marine, si giunge a Sirolo: Sirolo e Numana, scrive Ferruccio Guerrieri, due gioielli del Conero. E al Conero sta appunto addossata Sirolo, in una elevazione di 125 metri sul livello del mare. È in posizione amenissima, una delle più ridenti e caratteristiche dell’ Adriatico. La prima cosa che il viaggiatore dovrebbe fare, giunto a Sirolo, sarebbe di recarsi a Piazza nuova, il largo da non molti anni riattato e abbellito, e là tra il livido colore, della montagna, il verde della vegetazione, l’ azzurro del mare e del cielo, le svariate tinte delle abitazioni sottostanti, godere uno dei più belli spettacoli che si possa presentare ad occhio umano. Questa visione di chiarezza e di luce può compensarlo dell’ oscurità che avvolge la storia di Sirolo, come quella di tanti altri piccoli paesi. Ciò che si sa di sicuro è che nel 1038 era retta da Conti rurali, i Cortesi, i quali pare fossero lì fin dall’ 800 e che terminarono la loro dominazione nel 1225, quando consegnarono ogni potere nelle mani di Ancona, che lì raccolse nella sua cittadinanza e nobiltà. Notevole è l’ assedio posto a Sirolo da Frà Moriale, che però riuscì inutile per la posizione e fortezza del luogo. Attualmente Sirolo e un bel paesotto, specialmente nella parte più nuova ed esposta al mare. Conta 2940 abitanti, forti ed operosi. Gli uomini, oltre che nei mestieri comuni, sono occupati nella pesca, nei servizi d' imbarcazione e sovratutto nelle cave di pietra e di gesso. Si calcola che ogni anno si esportino circa 100 tonnellate di pietra da gesso (solfati di calce): 10 mila di pietra da costruzione, 20 mila di pietra grossa da scogliera: 1600 di calce viva.
Il Conero, senza contare le legna godute dalla popolazione in quella parte di proprietà comunale in cui esiste il jus lignandi, permette di esportare circa 500 quintali di legna grosse e 70 mila fascine.
Fiorente fino a poco tempo fa è stata l’industria dei busti, in cui lavoravano parecchie donne del paese: ma oggi, forse per la mutata moda, i busti non si eseguiscono che per ordinazione su misura. Fertile è il suolo. Godono fama le lane degli ovini, la buona qualità dei formaggi, e i vini reputati fin da vecchi tempi. Francesco Panfilo loda i vini di Sirolo come vincenti, per dolcezza quelli della Corsica, e dopo un po’ di retorica storico-mitologica accenna a coloro che (curiosa etimologia !) volevano Sirolo derivante dal verbo greco syro (attiro), perchè attira gli uomini con la dolcezza del suo nettare. Anche oggi son conosciuti i vini di Montefreddo e di Monte Colombo.
Gli amanti di antichità e di arte potranno osservare in Sirolo gli avanzi delle antiche mura e del baluardo merlato, il quale dovrebbe risalire al tempo dei Conti rurali, e la seconda porta d' ingresso, a sesto acuto, nella quale doveva essere il ponte levatoio. Fino a pochi anni fa rimanevano all’ ingresso del paese da parte sud le chiocciole in pietra che sostenevano i cardini in legno dell’ antica porta.
Dirimpetto al Municipio è una piccola Chiesa, il SS. Sacramento, in cui si conserva il simulacro di un Crocifisso non notevole che per l’ antichità. Un quadro, citato dal Ferretti ne’ suoi Pittori anconetani, è di Andrea di Ancona e rappresenta la Madonna della Misericordia con S. Nicola e, forse, S. Emidio. Sebbene non sia dei suoi migliori, non manca di pregi. Degli altri quadri che sono nella Chiesa, da notarsi per qualche pregio un Crocifisso con vari Santi. All’ esterno, sopra la porta, si vedono un grazioso bassorilievo rappresentante la Madonna col bambino e alcuni avanzi di cornici intagliate. Nella Chiesa del Rosario richiama l’ attenzione un vecchio bassorilievo o meglio graffito con la testa di S. Michele e le parole Michael stetit. La Parrocchia attuale, edificata nel 1761, non offre cose degne di rilievo, tranne il bel campanile, residuo della parrocchia vecchia, del quale è notevole principalmente la cupola. Alla base si vedono gli avanzi di un antico fortilizio. Fra le pitture restano la copia di un Rubens e la copia di un Maratta, Il Transito di S. Giuseppe, del quale dicono non si trovi più l’ originale.
A Sirolo fino al 1790 esisteva un Palazzo dei Vescovi di Ancona. Esso, già rnalandato, ruinò per le frane di quell’anno, che tanto danno recarono al paese. Il Card. Bufalini, come abbiamo veduto, lo aveva già ricostruito a Numana. Un luogo a sud-est di Sirolo si chiama ancora via del Vescovado, e ora la nuda rupe, dove un giorno sorgeva il Palazzo, del quale restano le fondamenta a Piazza nuova, chiamasi popolarmente l’ escuado o l’ escovado.
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