Portonovo
Continua il viaggio nel tempo col Romiti dove approfondiamo quelli che sono i punti storici e architettonici salienti: la Chiesa (ne abbiamo già parlato e qui si completa il discorso) e conosciamo la Fortezza e la Torre …
Durante il Blocco Continentale e precisamente nel 1808 Eugenio di Beauharnais per ordine di Napoleone fece costruire a Portonovo una Fortezza, a uso batteria e ridotta, che costò 16 mila scudi e che doveva servire come residenza a un presidio di 600 soldati, incaricati di respingere i marinai inglesi che potessero approdare per attinger acqua, o di proteggere le imbarcazioni di pietra destinata alle fortificazioni da allestirsi in Ancona. Per la costruzione della Fortezza si adoperarono i ruderi del vecchio Monastero, e i massi che servivano da scogliera. In tale occasione le suppellettili della Chiesa andarono disperse: si salvò solo l' antica Madonna ritrovata dai contadini nella selva, e trasportata al Poggio nella Chiesa di S. Biagio, e la pietra sacra, assai antica anch’essa, che venne collocata nella Cripta della Madonna delle lacrime nella Cattedrale di Ancona. Ora la Fortezza è abbandonata e in continuo decadimento. Fino a parecchi anni addietro sopra una porta di essa si vedeva in pietra lo stemma napoleonico rappresentato dall’ aquila con la corona ed i fulmini. Lo stemma poi fu chiuso nella parte del Forte ridotta a magazzino.
In realtà oggi è un rinomato albergo l' Hotel Fortino Napoleonico
Nel 1837, dopo aver prestato aiuto ai colerosi di Ancona, e specialmente ai soldati francesi di Luigi Filippo, si stabilì a Portonovo l’ Abate Pietro Casaretto, oriundo ligure, nato in Ancona nel 1810, e che poi divenne Presidente della Congregazione di Monte Cassino. Egli prese in custodia la Chiesa che minacciava ruina e, parte con denaro proprio, parte con offerte altrui, vi fece riparazioni, ricostruendo il pavimento e, con poco senso artistico, intonacando le pareti. Nel 1840 ritrovò il sarcofago che doveva contenere le ossa di San Gaudenzio. Negli ultimi tempi del Governo pontificio per opera principalmente di Mons. Ferretti, Ministro dei lavori pubblici, e e di Mons. Amici, Commissario straordinario delle Legazioni, fu consacrata una buona somma alla restaurazione del tempio. Le vicende politiche impedirono la costruzione di una scogliera a protezione delle fondamenta.
Dopo il 1860 Portonovo fu acquistato da privati che ridussero la Chiesa a legnaia e magazzino: il cenotafio di San Gaudenzio andò disperso. Di questo stato di cose preoccupato il prof. Carisio Ciavarini, cultore appassionato di memorie marchigiane e Regio Ispettore dei monumenti, fece abbattere le case annesse e volle che la chiave fosse consegnata alla Guardia di Finanza. Ma l’ uomo veramente benemerito
della conservazione di S. Maria fu Giuseppe Sacconi che, entusiasta della sua architettura, ideò sotto la direzione propria, e dell’Ing. Pisani Dossi, architetto dell’ Ufiicio regionale dei monumenti, tutti i restauri necessari perchè la Chiesa ritornasse al suo carattere primitivo.
"L’ intonaco, onde erano state coperte le malconce pareti, venne tolto via, rimessa in vista l’antica struttura di pietra, fu efficacemente rinsaldata con cemento di pozzolana. Una valida riparazione fu arrecata al tetto e fu interamente racconciata la cupola." (Ragnini)
Fu anche rafforzata la muraglia, che è di sostegno alla rupe, su cui s' innalza la Chiesa, cominciata nel 1883. E cosi oggi ci si presenta questo mirabile tipo, di architettura romanica con qualche reminiscenza bizantina.
"La Chiesa" cosi la descrive il Posti "è a pianta equilatera con le fondamenta a tufi, con la mura a pietre quadre o calcari tenere del Conero, con le finestrelle circolari o centinate, e a strombatura profonda, con le volte a botte e a crociera. Le colonne (a quadri lunghi di pietre) coronate da capitelli a cubo smussate e solcate nelle faccia da triangoli concentrici, e rotelle radiate, o palmette: la cupola interamente poggiata su colonne a piedritti, finestre a cilindro (mediante quattro semplici incavi agli angoli) e a calotta; esternamente a torre ottagona, coronata da arcatelle cieche e coperte a tetto: le tre navatelle absidate, fiancheggiate nei lati da due cappelle che formano l' estremità del corpo trasversale: la semplicità dell' organismo, l’ austerità di questa piccola basilica sono dovuti ad elementi artistici che mostrano l’ originalità della pianta equilatera e costituiscono il primo passo energico all' architettura lombardo-romanica."
Proseguendo, il Posti chiama la Chiesa di Portonovo un miracolo di armonia che appaga occhi e cuore e gusto di artisti .... una reminiscenza, in miniatura del bel S. Ciriaco. Pari al suo è il giudizio di quanti altri prima di lui avevano avuto occasione di scrivere delle Chiesa e di quanti ne scrissero dopo. Il Barili la chiama fabbrica assai notevole pel concetto, per lo stile, per l’opera: il Ragnini uno dei più vaghi esemplari dello stile romanico: l’ ing. C. Costantini un gioiello d’ architettura,. un vero miracolo d’arte e Pietro Toesca consacrò ad essa parecchie note illustrate nella sua Storia dell’ arte italiana (Torino, Un. tip. edit., Vol.I p. 575). Ciò spiega la grande ammirazione che ne aveva il Sacconi. È mirabile che con grande semplicità di mezzi, ripetiamo quasi testualmente il giudizio del Costantini, si siano potuti ottenere effetti potentissimi, tra cui non ultimo che la Chiesa comparisca assai più grande di quello che in realtà non sia. Essa infatti ha un’ area che non misura 250 mq. e in così breve spazio vi sono 5 navate parallele, restringentisi dal mezzo ai lati e divise da 12 colonne e dai. quattro piloni sostenenti la cupola originale, che sorge dal centro come una torre, di cui al di fuori ha tutta l' apparenza. Notevoli nell’ edificio sono l’ originalità, la grande armonia e proporzioni delle parti e la mirabile fusione del concetto originale della croce greca con la forma classica della basilica romana. Dolorosamente per la storia deII' arte non si sa chi sia stato il magister lapidum o magister fabrorum autore della Chiesa di S. Maria.
Quando si è a Portonovo attirano l’ attenzione del visitatore la fontana da cui sgorga acqua perenne, freschissima e purissima; la Torre, la cui scarpa è bagnata dalle acque, eretta nel 1716 da Clemente XI a presidio del posto, e che per alcuni anni fu luogo di villeggiatura del poeta Adolfo De Bosis; e finalmente, a destra, lo scoglio di S. Oronzo, a sinistra il caratteristico Trave, a forma bislunga, la cui superficie emerge dalle acque coll’ apparenza di un piccolo molo.
Vedi:
Alcune parole sopra la Chiesa di S. Maria in Portonuovo - Ancona, G. Aureli e Comp. 1857 (Ne è autore Mons. Lorenzo Barili).
Costantini Costantino - Santa Maria di Portonuovo - (In Arte e Storia, Firenze, Anno XI, 1892, n. 19-20).
Ragnini Rodolfo - Il tempio di S. Maria di Portonuovo - Ancona, Tip. econ. 1894.
Costantini Costantino - Portonuovo e la Chiesa di S. Maria - (In Riv. marchigiana illustrata, Roma, 1906, Anno I., n. 11).
Posti Cesare - Guida storico artistica del Duomo di Ancona - Jesi, Tip. jesina, 1912, vol. 2° in Appendice.
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