Toponomastica marinaresca del Conero

Da Numana ad Ancona (Sottomonte) in compagnia del Romiti alla scoperta della conformazione naturale della costa e dei nomi caratteristici dati ai vari punti:

Numana AltaNumana Alta

Vico d’ Arisbo, l’ ing. Costantini, l’ avv. Ubaldi, e chi sa se altri di cui non abbiamo notizia, hanno descritto la passeggiata di Sottomonte, che non può farsi altro che per mare, perchè in tutto il percorso non vi è riva, o vi e scarsissima.
Non vogliamo ripetere quelle descrizioni o farne una nuova per conto nostro: il visitatore vada, scelga le ore fresche del mattino o quelle precedenti il tramonto, e davanti ai diversi aspetti che presenta il monte, alle diverse tonalità che assume il mare, ai diversi paesaggi che gli offrono le spiaggette, le insenature, le grotticelle, l' impressione che riporterà non potrà essere che deliziosa.
Qui intendiamo dare solo l’ itinerario servendoci di quella toponomastica popolare così caratteristica, così immaginosa, così viva, che dà tanto risalto ai luoghi e così durevolmente li fissa nella memoria. Mettendosi in mare a Numana bassa, prima s’ incontra la scogliera, che forma il piccolo Porto, quindi un sasso isolato, pacchiarì, e, subito dopo, la Punta della Torre che fa come da barricata tra la spiaggia di Numana bassa e quella di Numana alta. Segue il sasso lungo e, lì appresso, la spiaggiola di San Lorenzo (bagni di Numana alta) dinanzi alla quale sta il piro (piuolo) e, poco discosto, il sasso del coccàle (gabbiano), su cui si posavano i coccàli, e paolo che, secondo la tradizione, ebbe. questo nome perchè una volta, avendo i marinai pescato nelle sue vicinanze, non ne ritrassero pesce che per il prezzo di un paolo (mezza lira ai tempi del Papa).
Quindi si scorge in terra la punta del Crocifisso, in mare il sasso del (bue), a cui tien dietro nonno, punta di terra dove batte il mare, e su cui si eleva villa Bianchelli, e quindi il bò, attaccato alla terra. Spiccano quindi i lavi, rocce lisce, a pendenza, che s' immergono sulla riva, e su cui l’ acqua battendo monta e discende, e di cui fan parte rompistanga, (sassi in mare dei quali il nome spiega il  significato), il grottì (grottino), la bùgia (buca), la grotta Mazzoleni (che prese il nome dall’ Osimano Conte Mazzoleni che vi si recava a fare il bagno) e, più ampia, la grotta Urbani così detta dai proprietari del terreno sovrastante. Avanti alla Grotta Urbani e poco distante da essa sono i puntoni, non alti, a piombo sul mare e, aderenti a essi, polonia, presso la quale si pescava con la nechessa, e il forchettò, la cui forma è rivelata dal nome. Dirimpetto è il Porto di Sirolo e a poca distanza, in mare, saletto o sasso de Giacchetta (nome di un colono) e quindi la punta de Giacchetta, che ha molta somiglianza con quella della Torre.
Segue una spiaggia lunga, detta Valle di Sirolo, e quindi, verso la fine di essa, la secca dove bassissimo è il mare, specie in causa di un grosso scoglio che sta sott’ acqua e quasi ne rasenta la superficie. Vengono dopo il sassetto, i sassi neri, le fornaci, delle quali ancora si vedono i rimasugli, il pontile della Ditta Cacciari, la punta del Monte, dove questo si eleva a picco, minaccioso e biancheggiante, e le acque acquistano una trasparenza cristallina, e la lamaccia, che ha acquistato il suo peggiorativo per aver seppellito sotto di sé parecchi operai forestieri che vi lavoravano, e, isolato in mare, bicicchiò (cisposo: bicicchia = cispa) e, in terra, le mele (un buco) ed, egualmente in terra, i puntoni, due grosse punte, che danno l' apparenza del muro di un alto edificio, e quindi l’ arco, simile a una fetta di cocomero, contro cui il mare batte con impeto.
Una sporgenza in mare soggetta a spesse frane prende il nome di persico, forse da una pianta di tal frutto che una volta deve avervi fiorito, e un’ altra, anch' essa sottoposta a frane, chiamasi sentimentalmente la marchesina, ma le fa riscontro il prosaico maccarò, con cui è stato, battezzato uno scoglio a poca distanza. E intanto ci avviciniamo a luoghi di maggior poesia, e di maggiori reminiscenze. Ecco la spiaggia delle velare, rassomigliante alla spiaggia di Numana alta e così chiamata dalle pareti del monte fatte a foggia di vela; ecco i libri, grandioso messale di pietra, che spicca in alto e, subito dopo, vicino allo scalò, in mezzo a un minuscolo arcipelago, alte, superbe, diritte verso il cielo, visibili nei giorni di sereno da Porto Recanati e oltre, le Due Sorelle, (2 faraglioni) in cima a una delle quali, in tempi non lontanissimi, un pescatore passava la giornata a gittar l’amo ai pesci: ecco la Spiaggia della Grotta degli Schiavi e, dietro, la Grotta stessa, oggi scomparsa, ma meta una volta di turistici pellegrinaggi.
E mentre l’ immaginazione popolare, seguendo il suo volo, vede in una lama del monte l’ Altare e a pochi metri di distanza, in mezzo al mare, la sedia del papa, gli occhi del corpo vedono di lontano, come tanti omuncoli, andare e venire gli operai addetti alla escavazione e al trasporto della pietra. Proseguendo osserviamo la regolizia, poi la mà nostra (mano nostra), una grotticella che oggi non c’e più, e i forni, brevissima spiaggia che come una mezza luna rimane scavata per buon tratto sotto il monte, e i sassi bianchi con la spiaggia dello stesso nome, e il lavatojo, grosso scoglio a forma inclinata e truellò (trivellone), un sasso con una scavatura in mezzo riempita dall’ acqua, e, strane trasformazioni del linguaggio popolare! uno scoglio terminante in punta, che originariamente dicono si chiamasse Oronzo vergine, ma del quale poi conservando il vergine, hanno sostituito Oronzo con una parola sconcia che ci fa rima, ma che ha tutt’ altro significato! Embarrassed

** nota mia sembra che su carte nautiche inglesi fosse scritto St.Oronzo Vergine ( Sant'Oronzo ) se togliete la O capirete come si chiamava e tuttora si chiama Wink**

Finalmente siamo al punto più suggestivo di tutta la costa, al punto da noi già ampiamente illustrato, a Portonovo, alla Madonna, alla Torre, al Fortino. Da qui ci avviciniamo a grandi passi verso Ancona, passando avanti al calcagno, così detto dalla forma della punta che vien fuori, agli specchi, grossi tavolati di gesso chiaro, alla Pecorara, alla Valle del Trave e al Trave, rettilineamente sporgente in mare, alla Caldarola, (scoglio in mare), al Monte dei Corvi, al sasso campano (scoglio sotto il monte), alla punta del Boschetto, a Pietra la Croce, alle ripe di Gallina, e, finalmente, alla prima punta di Ancona, al Duomo, ai sassi del Cannone (S. Clemente), all’ Arsenale, al Porto.

dulcis in fundo un video girato da me in canoa da Numana alle Due Sorelle Filmstrip

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