Numana dalle origini
come promesso qui, dal libro di Liberato Drenaggi "mia cara Umana de 'na volta", cercherò di trarre tutte le notizie storiche e curiose sulla vita dei nostri antenati, attingendo al suo prezioso lavoro anche allo scopo di conservarne la memoria di persona tra le più importanti numanesi del recente passato …
- NUMANA DALLE ORIGINI -
In un libro di storia greca,è riportata una cartina geografica dell'Italia del VIII-VI secolo a.c. nella quale già allora figurava la città di Numana. Numana fu una grande colonia picena, decaduta e poi risorta. Nella metà del III° secolo d.C. divenne sede vescovile e, in età bizantina, fece parte della Pentapoli con Ravenna e altre città marinare.
Nel 1300-1400 fu distrutta due volte da maremoti e terremoti. Dalle macerie si salvò solo il Crocifisso in onore del quale, nel XVI secolo, fu edificato un Santuario, demolito poi negli anni '60. Nello stesso luogo, nel 1969, sotto la giurisdizione del curato Don Nicola Larivera, venne costruita l'attuale chiesa. Per quasi quattro secoli Numana fu un piccolo borgo composto da un esiguo numero di contadini e pescatori.
Dal libro di G. Martiri "Il Palazzo Vescovile" si rileva intatti che la cittadina nel 1565 aveva solo 300 abitanti, nel 1775 ne contava già 8OO, saliti nel 1827 a 1279. In poco più di cinquant'anni la popolazione era aumentata di 5OO unità e ciò fa pensare che, verso la fine del secolo XIX, i residenti fossero probabilmente poco più di 2000. Nelle campagne del circondario di Numana i casolari, qualcuno di questi è ancora visibile nella frazione di Svarchi, erano costruiti con fango e paglia, mentre in paese si impiegavano, per il pianterreno c primo piano, pietra bianca del Conero e, per eventuali soprelevazioni i mattoni. Il tutto veniva cementato con calce e rena. I solai erano sostenuti da grosse travi di legno collegate e rinforzate da una rete di assi anch'esse lignee, ricoperte poi da "pianelle" unico materiale usato per il "piancitu". Alcuni esempi di questa tecnica edilizia sono ancora visibili in via Roma, lungo la piccola strada che da metà Costarella sale verso la Torre, in quello spiazzo terminale che i vecchi chiamavano "de Vincenza de la Ciara" e in due slarghi, ai lati del Sale e Tabacchi, detti de "Maria de Luciola" e della "Campagnana".(anche i nomi delle strade come quelli di persona avevano un tempo un sapore tutto locale). I nostri nonni costruivano per lo più su fondi della parrocchia e del Crocifisso, pagando un canone annuo di una lira. Le abitazioni erano addossate l'una all'altra così, comprando al 50% il lato dell'ultima casa, si provvedeva a costruire solo tre muri con notevole risparmio di soldi. Le vecchie dimore si elevavano in generale su due piani diventavano tre soltanto in caso di famiglie o molto numerose o con maggiori disponibilità economiche.
Il centro della casa stava nella cucina, le cui dimensioni non erano mai inferiori ai 16 mq. e qui appeso ad una parete faceva bella mostra l'attaccapanni formato da listarelle di legno orizzontali inchiodate a due verticali, da cui penzolavano i tegami di rame ben tirati a lucido con una miracolosa mistura a base di sale, aceto, sabbia, paglietta e ... olio di gomito. Questa singolare grata terminava con una mensola a U sulla quale erano allineati piatti e bicchieri.
Su un'altra parete stava collocata una piccola scansia a muro o una "scaffa" su cui si riponevano altre stoviglie, accanto a bottiglie di aceto, olio e piccole riserve di cibo; non poco sotto era ricavata una nicchia dove trovavano posto le brocche per l'acqua.
continua …
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